LILIANA RESINOVICH
La bella Liliana
Sempre in campana
se si parlava
dell’uomo canuto
sempre col fare da
uomo cornuto
ma chi poteva
tradirla in quel mentre
quando capiva che in
quel fendente
c’era tutta l’ira
covata per anni
di quell’uomo che parea un barbagianni (i barbagianni godono fin dai tempi più antichi di una fama negativa: molte popolazioni li considerano portatori di sventure, incarnazioni di streghe e maghi o veri e propri fantasmi. Spesso individuati con dei nomignoli come “gufo del demonio” o “civetta fantasma”)
dietro un bus che andava per la riva (Le Rive sono l'affaccio a mare del centro storico di Trieste).
è stata caricata
dentro un furgone
che apparteneva al grande padrone (per grande padrone o si intende una persona che ha usato con lei i modi di un padre padrone o il furgone appartenente a qualche ditta che lui conosceva (il padrone del furgone)
addormentata e messa in cantina (una vecchia cantina o sotterraneo di un caseggiato poco distante dal luogo del ritrovamento).
fino all’idea di
quella mattina
Si era svegliata la bella Liliana
Convinta com’era che
fosse legata
In realtà era chiusa
e serrata
Senza un goccio di
acqua sorsata.
Che roba era mai
quella disse a se stessa
Cercando di aprire
quella porta sconnessa
Restò in quel luogo per lunghissime ore (ore lunghissime, qui parliamo di qualche giorno).
Fino a quando la voce
del padrone
Le fece capire di volerla
liberare
Ma senza dirle perchè
lo voleva fare
Quella mattina
all’alba l’ha zittita
Niente ha potuto fare
per evitare la dipartita
Con grande maestria si è fatto aiutare
A spostare la donna
col suo tuttofare
Nulla e nessuno ha
visto un bel niente
Quando l’hanno posta
in quel luogo assente
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