A BREVE NELLE MIGLIORI LIBRERIE
http://www.ilgiornale.it/news/milano/sensitive-e-donna-sparita-sappiamo-dov-suo-corpo-890253.html
Le sensitive e la donna sparita «Sappiamo dov'è il suo corpo»
Paola Fucilieri - Mer,
27/02/2013 - 07:23
I
resti di Patrizia Rognoni sarebbero nascosti nel Canton Ticino. Lo sostengono
Bea e Lara, pseudonimi dietro i quali si celano due ottime investigatrici
psichiche, da molti definite sbrigativamente (ed erroneamente) sensitive o
medium.
La
prima, in particolare, ha utilizzato i poteri delle mente per captare i
messaggi della meditazione in onde cerebrali theta (quelle prodotte dal
cervello e dalle quali, per intenderci, anche Albert Einstein ricavava le sue
intuizioni con un metodo definito «scientifico»). In seguito, gambe in spalla,
le due donne hanno esplorato a lungo luoghi impervi e mai visitati prima, forse
riuscendo davvero laddove gli inquirenti hanno più volte annaspato inutilmente.
Solo queste due investigatrici che usano il pensiero ricavato dalla meditazione
come «arma segreta» sono state capaci infatti di mettersi sulle tracce della
madre di famiglia sparita misteriosamente il 16 settembre 2009 dalla sua casa
di Castelveccana (Varese) e della quale non si è saputo più nulla. E hanno
ricostruito con pazienza e precisione gli istanti precedenti e successivi la
sparizione della donna in un libro scritto da Bea e intitolato «La scomparsa di
Patrizia Rognoni».
Un lavoro fatto su indicazione e per volontà della stessa Patrizia, messasi in
contatto con Bea attraverso messaggi espliciti ma anche poesie e rime baciate
con un significato criptico, da decifrare e moltissime metafore. Un dialogo
frammentario ma continuo. Durato dal 29 settembre 2009 fino al 16 febbraio di
quest'anno. E che ha guidato le due donne, passo per passo, alla scoperta di
quel poco che ormai resterebbe di lei.
«Dalle indicazioni che Patrizia ci ha più volte fornito sarebbe stata uccisa
dopo un rapimento davanti alla sua abitazione - ci spiega Bea che presenta i
propri metodi nel blog cronacainvestigativa.blogspot.com -. Un sequestro e un
omicidio nel quale sarebbero coinvolte la massoneria e la criminalità
organizzata, in particolare esponenti dell'ndrangheta. Spinti a uccidere da
intensi legami con una persona che aveva un reale interesse per sbarazzarsi
della donna. Per questo ho inviato il mio libro anche a Nicola Gratteri,
procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria
che ha scritto un'opera molto dettagliata sull'ndrangheta. Ecco: durante la
nostra “indagine“ ci siamo ritrovate spesso a confrontarci con quanto racconta
Gratteri, noto esperto della Direzione distrettuale antimafia. E abbiamo
trovato analogie impressionanti con i racconti di Patrizia».
Nel libro Patrizia parla esplicitamente, e
sin dal primo contatto con Bea, di chi ha ordito il suo assassinio. Una persona
che, dopo averla minacciata più volte di morte, non avrebbe esitato, quella
notte del 16 settembre 2009, a farla rapire da dei sicari. Uomini (ma anche una
donna) che, dopo averla tenuta sequestrata una decina di giorni in un ex
convento nelle vicinanze di Lugano, l'avrebbero in seguito eliminata
definitivamente, facendola a pezzi e nascondendo i suoi resti nelle vicinanze
di una vecchia casa abbandonata tra i boschi del Canton Ticino. «È lì che le
forze dell'ordine dovrebbero cercare» spiegano Lara e Bea.
Ma perché, insomma, sarebbe stata uccisa Patrizia Rognoni? Secondo le due
investigatrici psichiche, custodi delle sue confessioni, sia perché la donna
conosceva i legami con la criminalità organizzata della persona già desiderosa
di eliminarla, sia perché, proprio per ciò che la donna aveva scoperto, alcuni
capi cosca («padrini» come li chiama la Rognoni nei suoi contatti) avrebbero
deciso e imposto la sua fine a quella persona.
«Non ho fatto niente - conclude Patrizia in uno degli ultimi, strazianti
dialoghi decifrati da Bea e Lara -, solo conoscevo fatti da galera sia di...che
della sua banda e sapevo troppo...».
copyright by cronaca investigativa
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